29 novembre 2011

news a breve

Carissimi compagni carissime compagne di viaggio,
due nuove pagine avventurose del mio diario sono online e a breve nuove emozionanti foto tutte per voi.
Ne approfitto per ringraziarvi tutti per esservi uniti insieme a me in quest'avventura.
Continuate a seguirmi numerosi e se avete curiosità e domande, non esitate.

Grazie di cuore
Tammy

14 Novembre 2008


14  Novembre  2008 Parque National Manuel Antonio




Niente sveglia stamattina e niente cena ieri sera.
Ieri sera siamo crollati! Incredibile, è la prima mattina che apro gli occhi alle nove!
Come sono riposata, ma anche affamata direi.
Pronti per la colazione, ci siamo solo noi. Josy ci sorride dalla reception e tra i fornelli Martury, la cuoca ci prepara uova strapazzate, riso con fagioli, pane tostato e frutta fresca.
Il caffè non si può bere, è terribile ma il the sì.
Dopo una sistemata generale a stanza e bagagli, raggiungiamo la nostra amata Arellis alla sua agenzia per prenotare un altro bus per la nostra prossima escursione.
E’ una ragazza splendida e paziente, in pratica questa è la seconda escursione che organizziamo con lei. Oggi andremo a visitare il parco di Manuel Antonio ma domani ripartiremocon destinazione Monteverde. Ci costa 45$ a testa e verrà a prenderci domani mattina alle sette un trasporto privato. Racconto l’esperienza del Corcovado e lei incuriosita e sorridente mi dice di non esserci mai stata. Che strano, io che consiglio a lei di andarci…
Fuori dall’agenzia c’è suo fratello che vende cappelli e magliette, sbaglio sempre il suo nome e lui mi corregge ridendo. Tanto il suo nome ancora adesso non lo ricordo ma tanto anche per lui credo sia la stessa cosa. Passeggiando per il centro, si vedono molti uomini che hanno alzato un po’ il gomito e si dice che giri molta droga ma nessuno t’infastidisce e ovunque guardi ci sono bancarelle di souvenir.
Che dire. puravida!
Torniamo in stanza e ci prepariamo per il tanto sospirato parco.
Fa molto caldo è l’umidità è alta. L’ingresso al parco costa 10 $ normale 20$ con la guida.
Siccome un po’ di esperienza ce la siamo fatta e il parco è facile da visitare, preferiamo l’ingresso senza guida.
Dopo aver percorso un grande canalone sterrato con a destra e a sinistra solo foresta, arriviamo a un bivio, dove sono indicati i vari sentieri da seguire. A un certo punto vedo qualcosa camminare sugli alberi. Troppo veloci, accendo la macchina fotografica e alzo lo sguardo verso le fronde degli alberi. Nulla, il male al collo è terribile, abbasso l’obiettivo e mi accorgo che un musetto curioso sporgeva tra i rami.


Mi scappa da ridere e scatto una foto a un bellissimo esemplare di mapache,abbastanza cicciotto direi, che a mia insaputa, chissà da quanto tempo era lì che osservava. Poco più avanti, una palla di pelo che si muove a rallentatore. Non ci posso credere è un bradipo!

Non ne avevo mai visto uno dal vivo e così da vicino. Che felicità, posso fotografarlo con tranquillità, è stupendo e riesco persino a vedere il suo muso mascherato. Grazie bradipo, tu si che sei un amico!
Ci infiliamo nel primo sentiero, il sendero “Cataratta”. Dopo un cammino di poco più di un chilometro, arriviamo fino a una cascata. Il cammino è un po’ faticoso per colpa del fango ma la cascata è bellissima. Piccolina ma davvero bella. Tra due massi, adagiato nell’acqua calma, c’è un grande gambero blu. 
Non ne ho mai visto uno forse solo nelle enciclopedie. Foto e via, si risale verso il prossimo sentiero. Il sentiero è poco battuto e vedo pochi animali a parte iguane e lucertole. Torniamo indietro e con la coda dell’occhio noto qualcosa di grande alla mia destra. Mi blocco, mi giro lentamente e vedo un grande rospo immobile sulle foglie davanti a quella che credo sia la tua tana. Bellissimo e lucido, chissà se lo bacio se diventa un principe. Il mio amico sostiene che il massimo che può succedermi dopo avergli dato un bacio è cadere stecchita per terra, visto le sostanze ad alta concentrazione chimica dannosa presente sulla sua pelle! Mi scappa nuovamente da ridere.Beh una foto se la merita ma è un po’ permaloso e in un batter di ciglio sparisce dentro la sua tana.Riposiamo cinque minuti e al primo bivio prendiamo il sendero “Mirador”. Passiamo sopra a un ponticello di legno e tra i rami vedo sfrecciare un uccello strano. Lo seguo a fatica, è velocissimo e si ferma poco sui tronchi. Guardo bene e scopro che è un picchio. Ha la testa rossa ed è intento a scrollarsi le piume. Gli faccio una foto o almeno ci provo. Fa un verso strano e scappa tra gli alberi.
Ora che ci penso bene, credo che assomiglia al picchio dei cartoni animati, come si chiamava…Woody Voodpaker? Mah!
Tutto intorno si sentono i suoni gutturali emessi dalle scimmie urlatrici e vi assicuro che fa venire la pelle d’oca. Decidiamo di seguire i versi per vedere se si riesce a raggiungerle.
La scalata diventa molto impegnativa e ogni tanto si vede scendere qualche turista.
Meno male che non è affollato il parco oggi, se no addio avvistamenti.
Finalmente in assoluto silenzio, riusciamo a raggiungerle.
Un’intera colonia, saranno circa 6 - 7 esemplari e con loro ci sono anche dei piccoli.



Non si potrebbe, ma per qualche metro abbandono il sentiero e provo sedermi sotto il loro albero. Purtroppo sono troppo lontane ben nascoste tra le foglie, ma ho la fortuna di vedere un piccolo che giocava tra i rami e il maschio dominante comodamente sdraiato a pancia in giù tra due rami.
Abbiamo fatto troppo rumore e forse arriva gente.
Si spostano tra un albero all’altro e in pochi minuti sparisconotra le fronde degli immensi alberi.
Che emozione però, sono molto unite tra loro e vederle così dal vivo, ti fa sembrare di essere in un documentario.
Riprendiamo il sentiero e raggiungiamo il “Mirador” ovvero il panorama che affaccia sulla scogliera. Sembrerò ripetitiva, ma è un paradiso terrestre.
C’è un buco strano in un tronco, sembra un nido e andiamo via alla svelta perché è un nido di vespe di terra. Sono molto aggressive e se attaccano insieme, possono anche uccidere una persona.
Meglio girargli alla larga, non voglio tornare a casa bucherellata!
Scendiamo nuovamente e stavolta ci dirigiamo verso il sendero “Playa Gemella”.
Peccato, forse a causa dell’alta marea, il sentiero finisce in acqua e della playa solo qualche accenno. Torniamo al bivio e lì ci aspetta il sendero “ Escondido”, il primo tratto è abbastanza praticabile, ma l’ultimo è ripidissimo e finisce anch’esso in mare.
Risaliamo a fatica pronti per l’ultima meta.
Sento un rumore venire dal sottobosco. Mi accuccio e ascolto bene. C’è qualcuno che sgranocchia qualcosa. Dal rumore forte non può essere uno scoiattolo, guardo bene e vedo una specie di grande coniglio con le orecchie corte e la testa grande. E un esemplare di Lapo ma restano lontani dai sentieri e può capitare che ogni tanto li attraversino per cercare cibo. Ancora un pò di cammino e finalmente raggiungiamo la Playa del Parque. Sicuramente più affollata ma no troppo. Qui i visitatori possono prendere il sole e fare il bagno in tranquillità. Unica accortezza? Fare attenzione a dove si mettono effetti personali come soldi chiavi e macchine fotografiche. Perché? Chiedetelo alle scimmie! Sono molto dispettose e sono attirate in pratica da tutto. Per colpa di turisti idioti che danno loro da mangiar e (qui è vietatissimo e ci sono multe molto salate), si avvicinano molto agli esseri umani e non solo rischiano di essere catturate, ma spesso prendono virus che il loro organismo non può combattere e gli alimenti offerti provocano gravi scompensi alimentari. Insomma molti devono ancora capire che in questi luoghi, l’uomo è solo ospite e in quanto tale, ha il dovere di rispettare le abitudini del padrone di casa.
Finalmente riesco a fare un bel bagno, qui la corrente è meno forte e riesco a uscire dall’acqua con il costume ancora addosso.
Troviamo un cocco per terra e decidiamo di mettere in pratica gli insegnamenti di Elia. Il risultato è catastrofico! Entrambe riusciamo a farci male con la scorza dura della noce e dopo una dura lotta però qualche pezzetto siamo riusciti a mangiarlo. Quello che avanza lo mangiano i paguri.
E’ ora di tornare indietro. Riprendiamo il cammino verso l’uscita quando dalla vegetazione spunta un’enorme iguana. I suoi colori sono diversi da quelli che ho riscontrato sugli altri esemplari. Infatti, questa ha delle parti azzurro chiaro sul suo dorso ed è veramente grande.
Il ritorno verso l’uscita è faticosissimo, abbiamo camminato su è giù per il parco dalle 13,30 alle 17 in lungo e in largo per non so quanti chilometri.
Raggiungiamo la stanza, una bella doccia fredda e dopo la solita sistemata agli zaini, scendiamo in paese per comprare qualche souvenir.
Purtroppo i soldi non mi bastano, e quindi aspettiamo il bus locale e andiamo a prelevare contante a poche fermate dopo Quepos.
Una volta tornati, ci fermiamo a chiacchierare con Jerry, lo salutiamo perché domani partiremo e a Manuel Antonio non torneremo più. Mi lascia la sua mail ed io il ricordo di pensarmi nel caso avesse bisogno di personale per la sua gelateria. Un abbraccio e poi si va a fare cena da Mario.
Raggiungiamo la mitica Soda al Parque, salutiamo Mario e il suo socio Eddy e ordiniamo due bei piattoni di pollo e pesce con contorno maxi di verdura e due birre, le solite. Mario ci propone la migliore margarina di tutto il paese. La fa lui. Come dirgli di no?
Buonissima davvero ma mi ha dato una botta alla testa…
Mario mi aveva promesso che mi avrebbe fatto la banana flambé e così tra una parola e l’altra si prepara per il momento clou della spruzzata di alcool che da gusto particolare al frutto.
Peccato però che tra un po’ finiamo flambé tutti, cucina e  Danilo compreso!
 

Che ridere ragazzi, la cucina si è illuminata a giorno e in quel momento, pure i grilli hanno smesso un secondo di cantare.
Serata splendida, coccolati fino alla fine. Spesa approssimativa 22000 colones.
Pensate che Danilo, un omino un po’ anziano, ci abbia mostrato come ricava dei grilli dalle foglie delle palme. Sono riuscita a fare un video e … puravida puravida puravida!
E' l'ora di salutare e andare. Che splendide persone, umili cortesi e infinitamente speciali.
Abbraccio tra le lacrime che trattengo a stento Mario, Danilo e Eddy e li ringrazio per tutto la gioia di vivere che mi hanno trasmesso. Non mi volto, dritta in stanza, solo il canto dei grilli nell’aria e il pensiero che domani sarò altrove e chissà quali altre sorprese ha in serbo per me questo fantastico viaggio.

Gli occhi si chiiudono ma il cuore resta acceso, ancora emozionato da tanta felicità.
Buena noce e puravida!

13 Novembre 2008


13  Novembre 2008 Drake/Manuel Antonio



Sono le tre o forse le quattro del mattino e sento qualcosa che mi fa svegliare e uscire dalla stanza, non è un rumore ma una sensazione fortissima.
Raggiungo la porta ed esco dalla stanza. Davanti a me uno spettacolo che mi lascia senza fiato.
Non so se sia la luna o il sole, ma una palla bianca risplende sull’oceano e la sua luce è così forte che illumina gran parte della spiaggia sottostante.
Il mare sembra calmo ma nel silenzio si sentono bene le onde che s’infrangono sulle rocce.
Se chiudi gli occhi e ti lasci guidare dal suono, quasi ti senti cullare dalle onde stesse.
Non ho mai provato una sensazione così! Mi sento rapita e in perfetta armonia con la terra.
Rimango un po’ seduta sulle panche e ammiro commossa quella splendida luce.
Tra poco sarà giorno e il sole occuperà il posto della sua amata luna. Tutto cambierà aspetto e il canto degli uccelli e il rumore della foresta occuperanno il posto dei canti dei grilli.
Mi commuovo un po’ di tanta bellezza e mi lascio dondolare ancora un po’.
Il sonno mi rapisce e dopo poche ore è mattina.
Suona nuovamente la sveglia. Sono le 5,30.
Giù dal letto e sistemati gli zaini, si va a fare colazione tutti insieme.
Ho sempre odiato gli addii, ma in questo viaggio sono talmente tanti che mi ci sto abituando. Abbraccio tutti, i ragazzi dello staff del Mirador, Javier e Katy.
 Anton e Oriol sono molto emozionati per l’escursione che stanno per fare, un abbraccio anche a loro e giù verso la spiaggia dove ci imbarchiamo per Sierpe.
Simone e Ilaria verranno a Sierpe con noi, ma poi loro torneranno a casa e noi a Manuel Antonio.
Il ritorno è stato un po’ più lungo causa rallentamento nell’organizzazione dei turisti.
Siamo in tanti e a un certo punto, ci spostano da una barca all’altra, tutto rigorosamente in mezzo al mare.
Rivedo Alex che mi saluta e mi chiede se il parco mi era piaciuto. La mia risposta? Pura vida ovviamente! Ricomincia il rodeo sulle onde e una volta rientrati nel Rio, a tutta velocità voliamo sull’acqua. Dopo un’ora e mezza siamo al molo di Sierpe. Saluto Simone e Ilaria che in seguito s’infilano su di un pick-up rosso e noi ci dirigiamo verso il nostro bus privato che ci riporterà a Manuel Antonio, passando da Domenical e su per l’Interamericana fino Quepos e in fine a destinazione.
Il nostro autista questa volta è più magrolino e di poche parole. Non ha molta voglia di parlare ma sorride quando saltello sul sedile a causa della famosa Carettera Domenical che è tutta un buco e un sobbalzo!
Una volta usciti da Sierpe, transitiamo nell’ordine da: Palmas Sud, Palmas Norte, Domenical, Quepos e infine Manuel Antonio. Dopo due ore di viaggio, siamo a Manuel Antonio e per la precisione, davanti al Costa Linda.
Questa volta, la stanza prenotata, ha il bagno in comune.
Ci costa molto meno, ben 15 $ a notte compresa la colazione. La struttura è semplice e molto ben curata. La gestisce un uomo atletico e molto curato. Credo abbia occhio e croce, non meno di quaranta anni.
Con lui lavora sua figlia Josy. Una poco più che diciottenne, ma di lei ho già parlato in precedenza.
Il mio zaino ormai è diventato cibo e abitazione per molti insetti e credo che dopo una settimana di viaggio, si sia creato al suo interno, un microclima tutto suo.
Per questo motivo, decido di fare il bucato. Costa 3000 colones e i miei calzini ma soprattutto l’asciugamano ne hanno davvero bisogno.
Indosso nuovamente il mio bikini e poi finalmente andiamo a pranzare in paese.
Il posto dove dormiremo è molto vicino all’ingresso del parco.
Pochi giorni fa, durante una passeggiata per il paese, avevamo visto una piccola soda vicino all’entrata, ma era chiusa e ci siamo chiesti se nel frattempo aveva riaperto.
Andiamo a vedere e con piacere, costatiamo che è aperta.
Piccola ma accogliente, molto pulita e con musica all’aperto.
Ci accoglie un uomo dall’aspetto curato e serio , si chiama Mario, è molto professionale ed educato e quando ha capito che eravamo italiani si è fermato a fare un po’ di conversazione con noi.
Cosa si mangia?
Ceniamo con casado con pollo e verdura, una bella birra Imperial e tutto per 3800 colones a testa.
Né caro né economico, visto il servizio e i piatti abbondanti, rimango pienamente soddisfatta!
Passiamo a trovare il nostro amico italiano alla sua gelateria. Jerry è contento di vederci e noi gli raccontiamo un pezzo del nostro viaggio al parco del Corcovado.
Andiamo in spiaggia, tanto Jerry lo vedremo poi stasera.
Contrattiamo un po’ con un ragazzo della spiaggia e per 3000 colones affittiamo due sdrai per concederci, almeno oggi, un po’ di riposo da spiaggia. Oggi solo sole e mare finalmente!
Il tramonto sull’oceano è spettacolare, ma si alza un po’ di brezza e inizia a piovigginare.
Tanto siamo belli cotti ed è ora di una bella doccia.
Una volta tornati in stanza, noto con stupore che il famoso bagno in comune è pulitissimo. I muri sono ricoperti di splendidi mosaici colorati e le docce hanno delle tende molto graziose.
L’acqua purtroppo non è calda e in un lampo sono già dentro l’ accappatoio.


Il sole ha asciugati i miei scarponcini ,il gestore me li ha lanciati sul tetto al sole e alla fine della giornata li ho ritrovati vicino alla stanza insieme al bucato fresco e profumato.
Che meraviglia calze pulite e scarpe asciuttee domani mi aspetta un’altra escursione e devo essere in forma e attrezzata. Dopo la doccia sono stravolta e crolliamo in un sonno profondo fino il mattino.

21 novembre 2011

12 novenbre 2008


12  Novembre  2008 Parque  Naciònal Corcovado


Sono le 5,45 del mattino e  la sveglia mi dice che è ora di alzarsi.
Penso, che felicità lasciare gli zaini in stanza!
Colazione veloce e poi via verso la spiaggia per imbarcarci. Come previsto, siamo io, Luca, Javier e Katerina.Una volta raggiunta la spiaggia, una ragazza con abbigliamento alla Rambo e dal sorriso simpatico ci accoglie con un bueno dia.
Si chiama Elia e sarà la nostra guida per tutta l’escursione. Il “bote” ci aspetta, saliamo e subito partiamo in balia delle onde dell’oceano. Spero di tenere la colazione dove l’ho messa…
Dopo quaranta minuti circa di navigazione, scendiamo nuovamente sulla spiaggia e raggiungiamola stazione del guardaparco. Posiamo i bagagli (il nostro pranzo e l’acqua) e firmiamo il registro per l’ingresso del parco Prima di entrare, la mia attenzione è attirata da dei tavolini con sopra sistemati piccoli e grandi scheletri di animali locali. C'è persino una pelle di serpente e poi conchiglie, teschi e uno scheletro di delfino. 

 



 

                      Pelle di "grande" serpente


                                                                                                       
                                                                                                     Conchiglie e scheletri di ricci di mare
                                                                                                            

 
La prima parte del parco che andremo a visitare si chiama S. Pedrillo e dentro ad esso ci sono vari tipi di boschi e vegetazioni.
Ci incamminiamo sul sentiero che ci porterà al primiero bosco, il più vecchio, dove si possono trovare piante e alberi di almeno 300 – 400 anni. Incredibile, i ficus che noi in Italia teniamo in casa come piante da ornamento e qui sono alte 20 metri! Sono enormi e verdissime.
Nel primo tratto, il sentiero è abbastanza lineare, mentre man mano che raggiungiamo il secondo bosco, il sentiero si fa un po’ più impegnativo.
Riusciamo fortunatamente ad avvistare un’intera colonia di coati, mammiferi similiad  un incrocio tra un procione e un formichiere. Sono bellissimi e tutti intenti a sgranocchiare qualcosa.
Hanno un musetto adorabile, ma purtroppo non riesco a fotografarli, sono troppo lontani e veloci. Seguendo un rumore proveniente dalle fronde degli alberi, scorgiamo una scimmia cappuccino (caba Blanca), è meno socievole di quelle di Manuel Antonio, infatti, ci osserva un attimo e si allontana quasi subito. Durante il cammino, per pura fortuna, riesco a vedere una piccola ranocchietta di color marroncino su di una foglia a pochi passi da me. Che soddisfazione si prova ad avvistare un animale nel suo habitat, ti senti bravo e fortunato, un po’ come se finalmente senti che i tuoi occhi, le tue orecchie, il tuo naso si sono uniti in un solo senso che ti permette di affinare la vista e vedere cose che prima non immaginavi di poter vedere. Pura vida!




 In fine, raggiungiamo il terzo bosco, quello tropicale.
Qui sono riuscita a vedere una specie di civetta ma più grossa. La foto non è perfetta ma sono felice di essere riuscita a farla. Poco più in là tra lo stupore di tutti (guida compresa) abbiamo l’onore di vedere una scimmia con il suo piccolo. Ennesima emozione, ma sempre più forte. Stava lì sospesa tra due rami e a un tratto spunta il musetto del piccolo!
Elia ci spiega molte cose su piante e animali, ad esempio, la scimmia che abbiamo appena visto, si chiama scimmia ragno e ha un modo molto particolare di mettere in fuga alcuni suoi predatori. Infatti, se minacciata, ti tira addosso i suoi escrementi.
 


 Bizzarra la natura eh? La nostra guida è fantastica e quando si fa seria, vuol dire che ha avvistato qualcosa. Allora veloce, piazza il suo binocolo digitale e a turno ci fa sbirciare dentro per vedere animali bellissimi e ignari di essere osservati durante le loro naturali attività.
Gli animali con quel fantastico strumento, sembrano vicinissimi ed è un’emozione fortissima.
C’è da dire però, che solo un occhio esperto come il suo può vederli così facilmente.
E’ un lavoro faticoso ma credo che solo chi ha una grande passione può svolgerlo con serietà e impegno. Dopo almeno tre ore di cammino tra sentieri in parte facili, torniamo verso la spiaggia.
Ci aspetta un premio, sì perché Elia ha preso una noce di cocco e ci ha mostrato come si apre. Qui il cocco non è come siamo abituati a vederlo nei supermercati. Originariamente, è avvolto un uno spesso strato verde molto difficile da aprire e solo dopo averlo asportato, si arriva alla noce marrone. Con un colpo secco contro la roccia e con l’aiuto di un piccolo machete, il cocco è pronto! Gustoso e fresco. Grazie.
La marea però è salita e il piccolo tratto di che porta da una sponda all’altra della spiaggia si è allagato. Non possiamo guadarlo è pericoloso. Chiedo a Elia perché e lei mi risponde che in quella zona è abitata da un coccodrillo e l’acqua è troppo alta e la corrente troppo forte. Meglio non rischiare. La nostra guida allora chiama un collega del posto che ci viene a prendere con una piccola imbarcazione che ci porta in brevissimo tempo dall’altra parte. A un certo punto vicino all' insenatura tra la spiaggia e il rio, vedo un fantastico uccello simile a un airone ma molto più grande con il collo lungo e con quasi gli stessi colori della sabbia. E’ un airone Tiger! Immobile e impercettibile, non sono riuscita fotografarlo perché qualcosa l’ha spaventato e in un secondo è scomparso.E’ ora di pranzo e sono affamatissima!
Ci sistemiamo su dei tavolini da campeggio di legno disposti, qua e la in un’area della spiaggia e dopo aver apparecchiato, assistiamo alla preparazione minuziosa e curata del nostro pranzo.
Infatti, Elia con molta pazienza si mette ad affettare, l’ananas, a disporre le scatolette di tonno e mais sul tavolo, a preparare dell’insalata e a disporre l’acqua nelle caraffe.
Che meraviglia un pic-nic sulla spiaggia con pasta fredda, pomodori, wurstel, mais. Insalata, maionese, cetrioli, e tanta frutta fresca.
Durante il pranzo, abbiamo parlato un po’ in spagnolo e un po’ in italiano. Abbiamo riso tantissimo, una bella pausa pranzo in un paradiso terrestre. E che vuoi di più?
Niente riposino però, Elia ci dice che il cammino non è ancora finito e che torneremo nella foresta.
Rimettiamo tutto al suo posto, e ripartiamo nuovamente.
Il sentiero qui è molto più fangoso e impegnativo ma saremo premiati con arrivo, una bella cascata dove sarà possibile bagnarci!
Fa molto caldo e l’umidità si percepisce molto.
Dopo un cammino di quaranta minuti e l’avvistamento ravvicinato di un coccodrillo che dormiva beatamente sulla riva del piccolo rio che costeggia la foresta, arriviamo alla nostra bellissima cascata. E’ meravigliosa e imponente e l’acqua è freschissima! La corrente è forte e stare sotto il getto d’acqua è un’impresa, ma ne vale la pena, credetemi. Mi riposo dove la corrente è meno forte e l’acqua è più bassa e scopro che sott’acqua, un piccolo gamberetto, mi sta facendo una minuziosa pedicure! L’acqua è talmente pulita e trasparente che riesco a vedere ogni singola pietra e i piccolissimi abitanti del letto del torrente.
Pausa finita ci si riveste e ci s’incammina sul sentiero del ritorno.
Ripercorriamo i sentieri dell’andata e una volta arrivati in prossimità della spiaggia, sentiamo dei versi rochi arrivare da poco lontano.
Seguiamo la direzione dei versi e scorgiamo una bellissima coppia di pappagalli Ara su di un albero vicino alla spiaggia.
Sono enormi, i loro colori sono stupendi, si passa dal rosso acceso al giallo intenso e il loro piumaggio t’incanta. Sono animali molto fedeli e si dice che una coppia, una volta formata, resta insieme tutta la vita.
Devo dire che in questa escursione, sono stata molto fortunata. Ho visto molti animali e vissuto emozioni forti nei tre boschi, il silenzio della foresta ti culla ed è affascinante sentire i rumori che producono. E’ ora di rientrare alla base. La barca ci attende sulla spiaggia. Mentre costeggiamo a piedi l’ultimo tratto roccioso della spiaggia, riesco a notare dei pesci tropicali a pelo dell’acqua. Riconosco un pesce palla ma più variopinto e altri pesci più piccoli intenti a procurarsi cibo tra gli scogli. Altri quaranta minuti di navigazione e siamo tornati a Drake, abbraccio Elia e so già che un po’ mi mancherà il suo sorriso e la sua pazienza saluto il capitano e con Javier, Kathy e Luca ci dirigiamo verso il nostro lodge. Una volta in cima, ci accoglie una signora dalla voce squillante di nome Mariana. E’ molto simpatica e mentre eravamo tutti intenti a chiacchierare, sentiamo un gran trambusto venire dalla cima di una palma vicino alla mensa.Spunta all’improvviso una scimmia cappuccino. Mi dicono sia una normale frequentatrice del centro e mi raccomandano di non dare loro cibo. Con non poca fatica, riesco ad avvicinarmi sufficientemente a lei per scattarle un paio di foto. Che buffa, è incredibile quante facce ed espressioni riescono a fare.


 














Ora un po’ di meritato riposo, una bella Imperial fresca e mi siedo a osservare nuovamente lo splendido panorama al tramonto.
Dopo una veloce sistemata agli zaini, sono pronta per la cena. A tavola conosco due ragazzi nuovi, arrivano da Barcellona, si chiamano Anton e Oriol. Sono arrivati nel primo pomeriggio mentre noi eravamo al parco. Con loro trovo più facile parlare lo spagnolo. Lo parlano meno veloce e stretto.
Arrivano anche Simone e Ilaria e devo ammettere che risentire l’italiano dopo giorni di spagnolo mi conforta un pochino. La cena è stata divertente, Michael è il solito casinista e con Javier, il divertimento è assicurato.
Sono stanchissima e subito dopo cena, saluto tutti e mi avvio verso la stanza.
Domani si ripartirà con destinazione Manuel Antonio e al tanto sospirato parco nazionale.
La sveglia è alle 5,45 colazione alle sei e poi alle sette imbarco per Sierpe.
Grazie all’aiuto di Javier, abbiamo confermato la prenotazione al Costa Linda per le prossime notti a Manuel Antonio.



20 novembre 2011

11 Novembre 2008





11  Novembre 2008            

Sierpe / Corcovado


Sveglia alle sei e dopo il solito controllo zaino, alle sette e dieci siamo già sul bus per Sierpe, dove dopo l’ imbarco andremo a vedere il Parco del Corcovado. Il nome dell’autista è Antonio e quello di suo figlio Marcelo, e il viaggio in loro compagnia è stato divertente, infatti, ha chiacchierato tutto il tempo. Unico episodio meno divertente è stato la mia testata nella portiera del bus. Infatti, alla partenza, ho chiesto se ci si poteva fermare a Quepos per un caffè. Scendo a prendere il caffè “ ustionante” per tutti, ma mentre risalivo a bordo, ho “ inforcato” la porta del bus come un ariete e non abbassando sufficientemente la testa, ho tirato una capata galattica sulla guarnizione della porta laterale. Tutti si sono preoccupati e a me veniva da piangere.
Mi sono trattenuta a stento dall’imprecare e Antonio visibilmente preoccupato, accenna un sorriso e si beve il suo bicchierone di caffè.
Mi siedo, poso quel cavolo di caffè bollente e provo a dire “ tutto ok”!
Dopo cinque minuti mi è spuntato un bernoccolo enorme e dolorante.
Ogni tanto Antonio guardava dallo specchietto retrovisore per vedere se ero ancora viva e dopo una mezz’oretta scherzavamo tutti insieme sulla mia testata.
Mamma mia che male però…
Lasciamo l’interamericana e prendiamo la strada più disastrata che abbia mai visto!
Carettera Domenical, il bus sobbalza come una barca e sulla strada incontriamo parecchi camion enormi e macchine scassate che facevano gli slalom tra grosse buche e crateri.
Dopo tre ore di viaggio, finalmente sono a Sierpe.
Raggiungiamo il molo e dopo un po’ riusciamo finalmente a parlare con il capitano Alex.
Che tipo stravagante! Ci dice di aspettare, e noi allora ne approfittiamo per mettere qualcosa sotto i denti. Sandwich al pollo e succo d’arancia. Il locale è poco affollato, le pareti sono in legno, ai muri, trofei di pesci e quadri a tema marinaresco. Al suo interno una parte dedicata ai numerosi souvenir e al fondo bagni puliti e ordinati.



C’è un mega bancone ad accoglierti e a lato una macchina per il caffè abbastanza recente.




Noi abbiamo pranzato nel dehor che si affaccia sul rio per non perdere di vista la nostra imbarcazione e la partenza.
E’ un’ora e mezza che ormai aspettiamo e inizio un po’ a scocciarmi, sul molo degli uomini stanno caricando delle casse sulle barche ma ancora nulla.
Provo a chiedere quando si parte…alle 11,30 hanno risposto. Sono le 10,40.
Pura vida!
Finalmente spunta Alex che ci fa segno di scendere e alle 11,20 si parte.
L’imbarcazione è simile a quella utilizzata al Tortuguero e iniziamo così a risalire il rio in direzione della baia di Drake. La guida è molto sportiva e il nostro capitano Alex sembra un trafficante di droga, un misto tra Maradona e Mario Merola.
Occhiali da sole scuri a specchio, collana d’oro massiccia su petto villoso e cronografo su polsino…spettacolo!
Durante il tragitto, Alex riduce la velocità e s’infila in un sentiero fatto di mangrovie, tutto intorno alle grosse radici che finisce sott’acqua e il nostro capitano mi racconta che il luogo che stavamo navigando era il posto dove il pirata Barbanera aveva nascosto il suo famoso e introvabile tesoro.
Che emozione ragazzi, in acqua anche qualche alligatore e ovviamente iguane.
Raggiungiamo la foce dell’oceano  Pacifico, la barca inizia a saltare sulle forti correnti e s’inizia a cavalcare le onde. Sembra di essere a un rodeo, dove il toro impazzito è l’oceano e la sella il mio sedile.
Insomma, dopo un’ora di safari e rodeo, arriviamo alla Baia di Drake.
Non siamo i primi a scendere, ma gli ultimi.
Questo perché il nostro Lodge è quello economico e si trova un po’ più spostato dalla baia. Saluto Alex, puravida e gracias de todos.
Sulla spiaggia ci aspetta un ragazzo di nome Armando, che gentilmente si offre di portarmi lo zaino.
Il nostro Lodge si chiama Mirador e una volta vista l’ imponente salita che mi aspettava, capisco subito perché.
Se lo zaino non me lo portava “S. Armando”, credo che sarei morta a metà strada.
Una volta arrivati in cima, ci accolgono i ragazzi della struttura.
Michael è il gestore, Hugo il cameriere e Mariana la cuoca.
Dopo un paio di domande, ci accompagnano alla nostra stanza.
La fatica impiegata per raggiungere il posto, è ampiamente ripagata dalla vista che c’è quassù!
Dai balconi tra la vegetazione, si riesce a vedere la baia e l’oceano, tra il canto dei grilli e il passeggiare delle scimmie, sembra di essere in un documentario. Non c’è la corrente elettrica, tranne che nell’area, dove ci sono i tavoli della mensa. La stanza è arredata in modo spartano e il bagno è piccolo ma pulito. La doccia? Fredda, ma ormai mi sto temprando.
Siccome non c’è la corrente, l'unica luce è quella a lume di candela e quest'ultime sono adagiate in porta candele di bambù.

 










 I numeri delle porte sono fatti con le conchiglie e la zona della mensa si affaccia sul meraviglioso panorama. E’ un posto che mi dona pace e serenità, un ritorno alla natura, una convivenza primordiale tra uomo e natura.        
Dopo questa breve visita, posiamo gli zaini in stanza, costume e via verso la spiaggia selvaggia.
Mi viene un po’ male scendendo, al pensiero della risalita del ritorno, ma la curiosità è troppo forte.
La spiaggia è enorme e più selvatica di quella del Tortuguero, la sabbia e scura e sulla riva si possono trovare moltissimi detriti portati dalle onde.
Alle mie spalle c'è una foresta piena di palme da cocco, mangrovie e alberi imponenti.
Il mare è impetuoso e forse non è il caso di fare il bagno, anche perché l’acqua è torbida e piena di detriti come pezzetti di legno, alghe etc. etc.
La corrente è molto forte e visto che non sono proprio un’esperta nuotatrice, è meglio che non mi tuffo. Poco male, la spiaggia è ricca di cose da vedere come paguri, semi di piante a me sconosciute, e materiale ideale per farmi, magari un braccialetto portafortuna.
Siccome ferma, non ci riesco a stare, vado in cerca qua e la di piccole conchiglie e materiale naturale. Dopo non poca fatica, riesco a farmi un braccialetto con una conchiglia utilizzando come cordino, la fibra delle noci di cocco.
Non chiedetemi come ci sono riuscita, è magia!
Che bello, sono molto soddisfatta del risultato, sarà il mio portafortuna finché vorrà.
Sono consapevole che è vietato raccogliere materiale sulle spiagge protette, ma ne ho utilizzato davvero poco e prometto di lasciarlo qui quando ripartirò.
Provo a prendere un po’ di sole, ma perdo subito la pazienza e allora , ci incamminiamo in una lunga passeggiata da un capo all’altro della spiaggia.
Ci sono molto cani selvatici in giro e bisogna fare attenzione in caso di branchi numerosi.
Neanche finisco di pensarlo che un gruppetto ne attacca uno che passeggiava insieme con noi.
Mamma mia che spavento, ho pensato che gli avrebbero del fatto male, ma alla fine tutto si è risolto con morsicature e tanto spavento anche per il cane solitario.
Al confine tra la foresta e la spiaggia, ho visto delle piccole strutture domestiche, qualcuna adibita  a piccolo negozio alimentare, altre credo come vere abitazioni.
La baia non è molto abitata, in compenso ci sono altri lodge turistici come il nostro,. Solo che il nostro è il più bello e il più in alto di tutti.
Dopo la mega passeggiata sulla spiaggia, si torna indietro per affrontare la salita che porta alla nostra stanza. Eccola, è ripidissima e a tratti fangosa ma so che ce la posso fare.
Infatti, come se niente fosse, mi ritrovo già in cima e non ci credo. Qui ti viene una forza sovraumana! Sarà la natura, l’aria del mare o semplicemente il tempo che rallenta e il tuo cuore che batte all’unisono con la natura. Non lo so, qui tutto ti trasforma, tutto ti stupisce, tutto ti emoziona.
Bisogna fare la doccia in fretta per due motivi. Uno perché l'acqua è ghiacciata, due perché le scorte sono limitate. In fondo la natura si rispetta anche così e poi in fondo in fondo non è un grosso sacrificio.
E’ l’ora di cena. Siamo tutti seduti in un grande tavolo. Sedute insieme con noi ci sono due ragazze francesi non tanto socievoli, un americano timido e introverso e una coppia di fidanzati molto “caratteristica”.
Sono rispettivamente un costaricense Javier e una ragazza svizzera Katerina.
Davvero molto simpatici, teneri e affettuosi e lui davvero una comica. Doveva esserci anche una coppia d’italiani Simone e Ilaria, ma sono andati a fare il night tour e non siamo riusciti a conoscerli. Magari domani chissà.
Finisco la cena senza caffè e poi Michael, da due dritte per la nostra escursione di domani al Parque del Corcovado. Allora, la colazione è alle sei, l’imbarco alle sette e ci raccomanda di indossare scarponcini, pantaloni lunghi, cappello, kway, occhiali e tanto repellente per i Mosquitos. Javier non stava mai zitto e credo che ci abbiano raccontato più leggende che cose vere…comunque domani ci sono anche lui e Katerina e mi sa che ci sarà da ridere.
Salutiamo i pochi rimasti a tavola e andiamo a dormire, domani sarà un’altra giornata impegnativa.
Mi fermo qualche minuto fuori dalla stanza e mi siedo sulle panche del dehor con una candela accesa. Devo aggiornare un po’ il mio diario di viaggio, altrimenti poi mi viene sonno e addio nomi.
Torno in stanza ma poco dopo aver preso sonno, un rumore fortissimo ci fa saltare sul letto!!
Mi sveglio di botto e mi affaccio alla zanzariera.
Un attimo per riprendere fiato e conoscenza e subito capisco che quel rumore forte era stato provocato da un cocco caduto sulla tettoia di plastica un paio di stanze dopo la nostra.
Mamma mia che infarto! Di sicuro c’era lo zampino di una scimmia, poiché dopo il botto, qualcosa scappava tra le foglie della palma.
Prendere nuovamente sonno non è stato facile, ma crollo comunque pensando alla splendida giornata di domani.

Notte notte...

4 novembre 2011

Quattro Novembre 2011

Cari lettori, care lettrici
oggi è un giorno da ricordare con gioia e anche un pò di malinconia.
Tre anni fa, partvo per il Costarica e nonostante il tempo passato, i ricordi sono vivi dentro me.
Voglio festeggiare con tutti voi che avete sbirciato in questo blog dedicato alla puravida questo terzo anniversario.
Un grazie di cuore a tutti voi che mi seguite e un augurio sincero di puravida a tutti!!
Continuate a seguirmi numerosi e se avete qualche domanda da farmi in merito, sarò felice di rispondervi.
Puravida siempre e che Dio vi benedica!
Tamara

Viva Costarica!

Ciao a tutti! Allora già deciso dove andare in vacanza? Ma come dove? Costarica tutta la vita.... Sono tornata dopo molto tempo e scoppro...