21 novembre 2011

12 novenbre 2008


12  Novembre  2008 Parque  Naciònal Corcovado


Sono le 5,45 del mattino e  la sveglia mi dice che è ora di alzarsi.
Penso, che felicità lasciare gli zaini in stanza!
Colazione veloce e poi via verso la spiaggia per imbarcarci. Come previsto, siamo io, Luca, Javier e Katerina.Una volta raggiunta la spiaggia, una ragazza con abbigliamento alla Rambo e dal sorriso simpatico ci accoglie con un bueno dia.
Si chiama Elia e sarà la nostra guida per tutta l’escursione. Il “bote” ci aspetta, saliamo e subito partiamo in balia delle onde dell’oceano. Spero di tenere la colazione dove l’ho messa…
Dopo quaranta minuti circa di navigazione, scendiamo nuovamente sulla spiaggia e raggiungiamola stazione del guardaparco. Posiamo i bagagli (il nostro pranzo e l’acqua) e firmiamo il registro per l’ingresso del parco Prima di entrare, la mia attenzione è attirata da dei tavolini con sopra sistemati piccoli e grandi scheletri di animali locali. C'è persino una pelle di serpente e poi conchiglie, teschi e uno scheletro di delfino. 

 



 

                      Pelle di "grande" serpente


                                                                                                       
                                                                                                     Conchiglie e scheletri di ricci di mare
                                                                                                            

 
La prima parte del parco che andremo a visitare si chiama S. Pedrillo e dentro ad esso ci sono vari tipi di boschi e vegetazioni.
Ci incamminiamo sul sentiero che ci porterà al primiero bosco, il più vecchio, dove si possono trovare piante e alberi di almeno 300 – 400 anni. Incredibile, i ficus che noi in Italia teniamo in casa come piante da ornamento e qui sono alte 20 metri! Sono enormi e verdissime.
Nel primo tratto, il sentiero è abbastanza lineare, mentre man mano che raggiungiamo il secondo bosco, il sentiero si fa un po’ più impegnativo.
Riusciamo fortunatamente ad avvistare un’intera colonia di coati, mammiferi similiad  un incrocio tra un procione e un formichiere. Sono bellissimi e tutti intenti a sgranocchiare qualcosa.
Hanno un musetto adorabile, ma purtroppo non riesco a fotografarli, sono troppo lontani e veloci. Seguendo un rumore proveniente dalle fronde degli alberi, scorgiamo una scimmia cappuccino (caba Blanca), è meno socievole di quelle di Manuel Antonio, infatti, ci osserva un attimo e si allontana quasi subito. Durante il cammino, per pura fortuna, riesco a vedere una piccola ranocchietta di color marroncino su di una foglia a pochi passi da me. Che soddisfazione si prova ad avvistare un animale nel suo habitat, ti senti bravo e fortunato, un po’ come se finalmente senti che i tuoi occhi, le tue orecchie, il tuo naso si sono uniti in un solo senso che ti permette di affinare la vista e vedere cose che prima non immaginavi di poter vedere. Pura vida!




 In fine, raggiungiamo il terzo bosco, quello tropicale.
Qui sono riuscita a vedere una specie di civetta ma più grossa. La foto non è perfetta ma sono felice di essere riuscita a farla. Poco più in là tra lo stupore di tutti (guida compresa) abbiamo l’onore di vedere una scimmia con il suo piccolo. Ennesima emozione, ma sempre più forte. Stava lì sospesa tra due rami e a un tratto spunta il musetto del piccolo!
Elia ci spiega molte cose su piante e animali, ad esempio, la scimmia che abbiamo appena visto, si chiama scimmia ragno e ha un modo molto particolare di mettere in fuga alcuni suoi predatori. Infatti, se minacciata, ti tira addosso i suoi escrementi.
 


 Bizzarra la natura eh? La nostra guida è fantastica e quando si fa seria, vuol dire che ha avvistato qualcosa. Allora veloce, piazza il suo binocolo digitale e a turno ci fa sbirciare dentro per vedere animali bellissimi e ignari di essere osservati durante le loro naturali attività.
Gli animali con quel fantastico strumento, sembrano vicinissimi ed è un’emozione fortissima.
C’è da dire però, che solo un occhio esperto come il suo può vederli così facilmente.
E’ un lavoro faticoso ma credo che solo chi ha una grande passione può svolgerlo con serietà e impegno. Dopo almeno tre ore di cammino tra sentieri in parte facili, torniamo verso la spiaggia.
Ci aspetta un premio, sì perché Elia ha preso una noce di cocco e ci ha mostrato come si apre. Qui il cocco non è come siamo abituati a vederlo nei supermercati. Originariamente, è avvolto un uno spesso strato verde molto difficile da aprire e solo dopo averlo asportato, si arriva alla noce marrone. Con un colpo secco contro la roccia e con l’aiuto di un piccolo machete, il cocco è pronto! Gustoso e fresco. Grazie.
La marea però è salita e il piccolo tratto di che porta da una sponda all’altra della spiaggia si è allagato. Non possiamo guadarlo è pericoloso. Chiedo a Elia perché e lei mi risponde che in quella zona è abitata da un coccodrillo e l’acqua è troppo alta e la corrente troppo forte. Meglio non rischiare. La nostra guida allora chiama un collega del posto che ci viene a prendere con una piccola imbarcazione che ci porta in brevissimo tempo dall’altra parte. A un certo punto vicino all' insenatura tra la spiaggia e il rio, vedo un fantastico uccello simile a un airone ma molto più grande con il collo lungo e con quasi gli stessi colori della sabbia. E’ un airone Tiger! Immobile e impercettibile, non sono riuscita fotografarlo perché qualcosa l’ha spaventato e in un secondo è scomparso.E’ ora di pranzo e sono affamatissima!
Ci sistemiamo su dei tavolini da campeggio di legno disposti, qua e la in un’area della spiaggia e dopo aver apparecchiato, assistiamo alla preparazione minuziosa e curata del nostro pranzo.
Infatti, Elia con molta pazienza si mette ad affettare, l’ananas, a disporre le scatolette di tonno e mais sul tavolo, a preparare dell’insalata e a disporre l’acqua nelle caraffe.
Che meraviglia un pic-nic sulla spiaggia con pasta fredda, pomodori, wurstel, mais. Insalata, maionese, cetrioli, e tanta frutta fresca.
Durante il pranzo, abbiamo parlato un po’ in spagnolo e un po’ in italiano. Abbiamo riso tantissimo, una bella pausa pranzo in un paradiso terrestre. E che vuoi di più?
Niente riposino però, Elia ci dice che il cammino non è ancora finito e che torneremo nella foresta.
Rimettiamo tutto al suo posto, e ripartiamo nuovamente.
Il sentiero qui è molto più fangoso e impegnativo ma saremo premiati con arrivo, una bella cascata dove sarà possibile bagnarci!
Fa molto caldo e l’umidità si percepisce molto.
Dopo un cammino di quaranta minuti e l’avvistamento ravvicinato di un coccodrillo che dormiva beatamente sulla riva del piccolo rio che costeggia la foresta, arriviamo alla nostra bellissima cascata. E’ meravigliosa e imponente e l’acqua è freschissima! La corrente è forte e stare sotto il getto d’acqua è un’impresa, ma ne vale la pena, credetemi. Mi riposo dove la corrente è meno forte e l’acqua è più bassa e scopro che sott’acqua, un piccolo gamberetto, mi sta facendo una minuziosa pedicure! L’acqua è talmente pulita e trasparente che riesco a vedere ogni singola pietra e i piccolissimi abitanti del letto del torrente.
Pausa finita ci si riveste e ci s’incammina sul sentiero del ritorno.
Ripercorriamo i sentieri dell’andata e una volta arrivati in prossimità della spiaggia, sentiamo dei versi rochi arrivare da poco lontano.
Seguiamo la direzione dei versi e scorgiamo una bellissima coppia di pappagalli Ara su di un albero vicino alla spiaggia.
Sono enormi, i loro colori sono stupendi, si passa dal rosso acceso al giallo intenso e il loro piumaggio t’incanta. Sono animali molto fedeli e si dice che una coppia, una volta formata, resta insieme tutta la vita.
Devo dire che in questa escursione, sono stata molto fortunata. Ho visto molti animali e vissuto emozioni forti nei tre boschi, il silenzio della foresta ti culla ed è affascinante sentire i rumori che producono. E’ ora di rientrare alla base. La barca ci attende sulla spiaggia. Mentre costeggiamo a piedi l’ultimo tratto roccioso della spiaggia, riesco a notare dei pesci tropicali a pelo dell’acqua. Riconosco un pesce palla ma più variopinto e altri pesci più piccoli intenti a procurarsi cibo tra gli scogli. Altri quaranta minuti di navigazione e siamo tornati a Drake, abbraccio Elia e so già che un po’ mi mancherà il suo sorriso e la sua pazienza saluto il capitano e con Javier, Kathy e Luca ci dirigiamo verso il nostro lodge. Una volta in cima, ci accoglie una signora dalla voce squillante di nome Mariana. E’ molto simpatica e mentre eravamo tutti intenti a chiacchierare, sentiamo un gran trambusto venire dalla cima di una palma vicino alla mensa.Spunta all’improvviso una scimmia cappuccino. Mi dicono sia una normale frequentatrice del centro e mi raccomandano di non dare loro cibo. Con non poca fatica, riesco ad avvicinarmi sufficientemente a lei per scattarle un paio di foto. Che buffa, è incredibile quante facce ed espressioni riescono a fare.


 














Ora un po’ di meritato riposo, una bella Imperial fresca e mi siedo a osservare nuovamente lo splendido panorama al tramonto.
Dopo una veloce sistemata agli zaini, sono pronta per la cena. A tavola conosco due ragazzi nuovi, arrivano da Barcellona, si chiamano Anton e Oriol. Sono arrivati nel primo pomeriggio mentre noi eravamo al parco. Con loro trovo più facile parlare lo spagnolo. Lo parlano meno veloce e stretto.
Arrivano anche Simone e Ilaria e devo ammettere che risentire l’italiano dopo giorni di spagnolo mi conforta un pochino. La cena è stata divertente, Michael è il solito casinista e con Javier, il divertimento è assicurato.
Sono stanchissima e subito dopo cena, saluto tutti e mi avvio verso la stanza.
Domani si ripartirà con destinazione Manuel Antonio e al tanto sospirato parco nazionale.
La sveglia è alle 5,45 colazione alle sei e poi alle sette imbarco per Sierpe.
Grazie all’aiuto di Javier, abbiamo confermato la prenotazione al Costa Linda per le prossime notti a Manuel Antonio.



2 commenti:

  1. questi sono i viaggi più belli, a contatto con la natura rigogliosa, spontanea, indomita! Io impazzirei a vedere un ficus di 20 metri, adoro gli alberi e quelli che hanno una lunga storia da raccontare mi "commuovono"!!! P.S. ma le foto dove possiamo vederle??? :P

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  2. Ciao, hai ragione, ti accontento subito.....prepara i kleenex :)
    Ho fatto una foto alle radici di questi bestioni per rendere l'idea della loro maestosità.
    Un'altro albero invece, ha la corteccia ricoperta di spine e la guida mi ha spiegato che si tratta dell'albero abitato dai bradipi e che la particolarità della corteccia serve per difenderlo dai predatori visto la sua lentezza negli spostamenti.
    POi ci sono le canne di bamboo....anche queste enormi. Si tratta di una spettacolare foresta pluviale, uno dei polmoni del pianeta...
    Purtroppo nelle foto non si possono sentire i profumi e sentire i suoni della natura.
    Hai ragione, si può impazzire davanti a così tanta bellezza... :)

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